«Senti qua, mettiamo su un gruppo stoner doom e facciamo canzoni lentissime e pesantissime dedicate alla marijuana, nella gloriosa tradizione di Sleep, Weedeater e Bongzilla. Sai come lo chiamiamo? Hashtronaut! :awesome:».
«Ahahah, sììììì :awesome_rotate:»
Dev'essere andata più o meno così.
E comunque a parte l'idea per niente originale e il perimetro di azione ristretto, questo No Return è veramente un buon disco. Diversamente dai predecessori, loro hanno un buon cantante e un chitarrista che riesce ad andare al di là del classico riff sabbathiano ripetuto all'infinito.
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