I padroni dei social media sono "i più grandi dittatori". L'allarme della giornalista premio Nobel per la pace
La giornalista Maria Ressa ha nominato Mark Zuckerberg ed Elon Musk durante un discorso al festival letterario Hay a Powys
Le piattaforme dei social media hanno la capacità di “cambiare il modo in cui ci sentiamo”, ha detto, il che a sua volta “cambia il modo in cui vediamo il mondo e cambia il modo in cui agiamo”.
@informapirata@eticadigitale preciso anche io una cosa. Son d'accordo con l'articolo eh! Rileggendo quello che ho scritto poteva sembrare il contrario 😅
Leggendo articoli del genere sono sempre più convinto che gli enti statali dovrebbero staccarsi dai social tradizionali e usare il fediverso. Un po' come ha fatto l'unione europea con la sua istanza di Mastodon
Centinaia di migliaia di euro per crackare i cellulari dei profughi
Una ricerca per il podcast netzpolitik.org “Impostazioni di sistema” mostra come gli stati federali spendono molti soldi per controlli sui cellulari dei rifugiati che devono lasciare il paese. Gli esperti dubitano del senso della spesa e descrivono la violazione dei diritti fondamentali come “pura molestia”.
Social, smartphone e i danni sui ragazzi: si sta finalmente aprendo il dibattito tra colpevolisti e innocentisti
Questa breve rassegna dell'attuale dibattito sui danni della tecnologia sui ragazzi verrà pubblicata sulla comunità Lemmy di @eticadigitale
IL WHISTLEBLOWING
Fino pochi mesi fa, il dibattito inerente gli effetti dello smartphone sulla salute mentale dei ragazzi rimaneva piuttosto sonnolento.
Ogni tanto poteva giungere notizia di qualche dipendente GAFAM che denunciava il proprio datore di lavoro di ignorare i segnali allarmanti (ultimo è il caso della psicologa danese Lotte Rubæk) che provenivano dall'utenza più giovane, ma in generale le accuse contro la tecnologia si rivelavano poco incisive, mentre le risposte da parte dei granti attori della tecnologia si limitavano a un no-comment, in base al principio per cui una smentita non sarebbe altro che "una notizia data due volte".
"per la prima volta da quando sono stati raccolti i primi dati nel 2012, i giovani tra i 15 e i 24 anni in Nord America affermano di essere meno felici delle generazioni più anziane"
Murthy ha lanciato un avvertimento formale a tutti gli Stati Uniti sul fatto che i social media presentano “un profondo rischio di danno” per la salute mentale e il benessere di bambini e adolescenti, in base a un principio di cautela.
“Non abbiamo ancora prove sufficienti per determinare se i social media siano sufficientemente sicuri” da poter essere utilizzati
MALESSERE GIOVANILE: UN PROBLEMA PER LA DEMOCRAZIA?
Pochi giorni dopo, Vanessa "Van" Badham, drammaturga, scrittrice e attivista australiana sempre sul Guardian ha messo in guardia genitori, insegnanti e autorità sull'impatto che questa infelicità potrebbe avere sugli equilibri democratici.
LA GENERAZIONE ANSIOSA: COME IL GRANDE RICABLAGGIO DELL'INFANZIA STA CAUSANDO UN'EPIDEMIA DI MALATTIE MENTALI
Il culmine di questa serie di accuse contro la tecnologia ha però coinciso con la pubblicazione dell'ultimo libro di Jonathan Haidt, The Anxious Generation: How the Great Rewiring of Childhood Is Causing an Epidemic of Mental Illness, che costituisce un vero e proprio atto d'accusa sul collasso della salute mentale dei giovani e allo stesso tempo una proposta per mitigare gli effetti della tecnologia invasiva e reimpostare un'infanzia più sana e più libera.
LA RECENSIONE DI NATURE
A questo punto si è scatenato il confronto critico verso le conclusioni di questi studi colpevolisti.
Ad aprire le danze è stata la rivista Nature che, a firma della dott.ssa Candice L. Odgers, professoressa di Scienze Psicologiche e Informatica per la School of Social Ecology e professoressa a contratto dell'Università della California, ha recensito il volume di Haidt accusandolo di scarsa accuratezza scientifica.
La tesi della prof.ssa Odgers è che il tempo passato davanti allo schermo non sia necessariamente responsabile dell’aumento dei livelli di depressione e ansia adolescenziale; d'altra parte la crescente isteria collettiva su questi argomenti potrebbe distrarre l'opinione pubblica e la scienza dall’affrontare le vere cause.
In sostanza:
Haidt non avrebbe portato prove di causalità tra esposizione alla tecnologia e depressione
la vera causa sarebbe, soprattutto rispetto all'area statunitense, "la discriminazione strutturale e il razzismo, il sessismo e l'abuso sessuale, l’epidemia di oppioidi, le difficoltà economiche e i problemi sociali"
Il "grande ricablaggio" sarebbe dunque un argomento fantoccio e questa tesi tranquillizzante è stata ripresa da diversi giornalisti in tutto il mondo per "riequilibrare" le prese di posizione recenti con una opportuna dose di innocentismo.
LA RISPOSTA DELL'AUTORE
Haidt ha risposto rapidamente sul blog di psicologia After Babel confutando le due obiezioni sollevate dalla prof.ssa Odgers, attraverso la rappresentazione di diversi dati a suffragio delle proprie argomentazioni e, d'altra parte, affermando che l'aumento di questo malessere non può essere dovuto alle cause alternative suggerite su Nature in quanto, pur impattando sul benessere dei ragazzi, erano preesistenti alla brusca accelerazione del fenomeno.
L'ultimo articolo degno di menzione, su un piano di totale innocentismo, è l'articolo comparso su Valigia Blu a firma di Tiziana Metitieri, psicologa che coordina le attività dell'ambulatorio di neuropsicologia clinica dell'ospedale pediatrico Meyer e che si è sempre opposta all'approccio proibizionista e cautelativo verso l'utilizzo della tecnologia da parte dei bambini. Nel suo ultimo articolo, afferma sulla scorta degli studi citati che
“In tutti i paesi e per tutti i dati demografici, le persone che avevano accesso a Internet, accesso a uno smartphone o che utilizzavano attivamente Internet riportavano maggiori livelli di soddisfazione di vita, esperienze positive, senso di scopo e benessere fisico, comunitario e sociale, e livelli più bassi di esperienze negative”
CONCLUSIONI
Questo confronto tra orientamenti diversio e a volte diametralmente opposti può disorientare la pubblica opinione, ricordando molto il confronto che si è avuto per decenni sul fumo, un dibattito che ha visto la capacità del potere economico di "sopire troncare ... troncare sopire" la verità scientifica.
Siamo decisamente convinti che il combinato di smartphone e social network costituisca un pericolo esistenziale per il futuro dei ragazzi, ma siamo anche certi che il dibattito che si è avuto fino a un anno fa non abbia ancora raggiunto la giusta maturità.
In questo senso è importantissimo che le parti avverse si confrontino presentando dati ed evidenze scientifiche sempre più convincenti.
Per quello che ci riguarda, crediamo anche che l'accesso alla tecnologia e ai social sia una grandissima opportunità per i ragazzi, ma che questo accesso debba essere mediato non tanto da limitazioni di carattere infrastrutturale (sistemi di controllo parentale, hardware limitato) ma dall'unica componente in grado di trasformare le informazioni in conoscenza, ossia la cultura. Nello specifico la cultura digitale che con saggezza e accortezza può essere trasmessa ai bambini fin dalla più tenera età, attraverso il ruolo fondamentale dei genitori in primo luogo e in seconda battuta della scuola.
Penso sia difficile arrivare ad una dimostrazione in quel senso, perché, secondo me, è già difficile definire una app social come una app che crea dipendenza. Il rischio di dipendenza psicologica è più facile che arrivi da app di videogiochi o di giochi d'azzardo. E poi è il mainstream che per vendere più psicofarmaci e controllare le tue emozioni ti vuole vedere comunque affetto da qualche disturbo, anche quando si gode di una perfetta salute mentale.
> Penso sia difficile arrivare ad una dimostrazione in quel senso, perché, secondo me, è già difficile definire una app social come una app che crea dipendenza
la psicologia non è certo una vera scienza, ma nel tempo ha acquisito una serie di metodologie scientifiche basate su statistica ed epidemiologia che consentono di stabilire con una cerca confidenza se un fenomeno costituisce un fattore di dipendenza
> il mainstream che per vendere più psicofarmaci e controllare le tue emozioni ti vuole vedere comunque affetto da qualche disturbo, anche quando si gode di una perfetta salute mentale
Un problema reale, ma non qui in Europa e tantomeno in Italia
È vero che se usiamo Internet stiamo male? Cosa sappiamo di come i social media sono usati dagli adolescenti? Quanto fa male Internet? Per saperlo bisogna focalizzare gli studi sull'individuo che utilizza i social piuttosto che sul tempo trascorso sui social
@informapirata@eticadigitale ma guarda io ne ho letto diversi di lavori scientifici. Quelli ben fatti non domonizzano nulla proprio perché sono precisi nel definire l’oggetto e il contesto di studio. Ad esempio, dire e provare che un eccesso nell’uso dei sistemi GPS ha un effetto di perdita delle cellule neurali nell’ippocampo, una struttura fondamentale non solo per l’orientamento ma anche per altre funzioni cognitive, non vuol dire demonizzare i navigatori. La Twenge ha svolto una quantità notevole di ricerche sugli effetti di dispositivi e social negli adolescenti senza mai demonizzare nulla.
@informapirata@eticadigitale il punto forse è anche che ci sono un po’ troppi “dibattiti pubblici” su questioni e fenomeni che richiedono competenze specifiche e.non comuni per essere trattati, mentre oggi tutti si sentono qualificati abbastanza per parlare di qualunque cosa, in fondo “basta informarsi”. Aprire un dibattito pubblico su temi di sicurezza informatica non ha alcun senso, se non quello della chiacchiera.
Google ha cancellato accidentalmente l'account di un fondo pensione da 125 miliardi di dollari
Per un'intera settimana, più di mezzo milione di membri del fondo UniSuper sono rimasti senza accesso ai propri conti pensionistici dopo che un "errore di configurazione" di Google
Digital Markets Act: Booking è il settimo gatekeeper
La Commissione europea ha annunciato che Booking è un gatekeeper, quindi deve rispettare gli obblighi e i divieti del Digital Markets Act (DMA). Si salvano invece X Ads e TikTok Ads. Per quanto riguarda invece la designazione di X è stata avviata un’indagine di mercato per esaminare la contestazione dell’azienda di Elon Musk.
TikTok a rischio anche in Ue? Von der Leyens: «bando non è escluso»
“Conosciamo la sua pericolosità”, dice la presidente della Commissione Ue uscente. Social replica “timori infondati” e cita le misure prese per la sicurezza.
Noi però ci chiediamo: subito dopo passiamo a bloccare Facebook, Instagram e X? oppure, come al solito, facciamo cose solo in quanto filiale sfigata di Washington? 😂
ma no, ma no: se esalteran la guerra,
se oscureranno tutti i pacifisti,
compiuto infine questo repulisti,
potrà ben al di qua di Gibilterra,
tik tok andare avanti: ed anzi avrà
un verde bel bollin di qualità https://lautorecontoterzi.bio.link/
A seguito di un processo di selezione competitivo, il Centro internazionale di calcolo delle Nazioni Unite (UNICC) ha scelto la piattaforma di messaggistica crittografata Element con sede nel Regno Unito per proteggere tutte le comunicazioni, dalle e-mail scritte e chat alle chiamate audio, vocali e persino alle videoconferenze.Da oltre 50 anni l'UNICC è responsabile della fornitura di sistemi tecnologici di informazione e comunicazione per tutte le organizzazioni e i programmi delle Nazioni Unite. Il passaggio a Element indica che una migliore privacy, sicurezza e flessibilità sono sempre più importanti per le organizzazioni che gestiscono dati sensibili.
«Facebook ha un grave problema nel contenere i #DeepFake di truffe finanziarie che sfruttano i volti di politici italiani e giornalisti famosi.»
«Adesso è il turno di GiorgiaMeloni e di Enrico Mentana col TgLa7 il post è stato già segnalato alle autorità competenti»
Il post di @alexorlowski mostra questi video che passano come messaggi sponsorizzati (il che configura Facebook come non semplicemente una vittima, ma come un complice della truffa...)
Chatcontrol: i ministri dell'Unione Europea non vogliono la scansione indiscriminata dei messaggi. Ma solo per sé stessi e per i loro amici!
Secondo l'ultima bozza della controversa proposta di regolamento UE sugli abusi sessuali sui minori, trapelata dalla testata giornalistica francese Contexte.com, i ministri degli Interni dell'UE vogliono esentarsi dal controllo della chat e dalla scansione collettiva dei messaggi privati
Il settore pubblico svedese ha abbandonato Big Tech in nome della privacy mentre un importante fornitore di telecomunicazioni ha presentato un nuovo hub di collaborazione online sicuro
Basato su un sistema esistente sviluppato dal fornitore di servizi crittografati del Regno Unito Element , Tele2 Collaborate include funzionalità di chat crittografate, riunioni video, lavagna e condivisione di documenti
Benvenuti nell'era del tecnofeudalesimo! L'intervista di Wired a Yanis Varoufakis
Nell'ultimo libro di Yanis Varoufakis, l'ex ministro delle finanze greco sostiene che aziende come Apple e Meta hanno trattato i loro utenti come moderni servi della gleba
Attualmente sto leggendo “Data Grab”, il nuovo llibro scritto da Ulises A. Mejias e Nick Couldry. Molto interessante. Si base sul loro libro “The cost of connection” (scritto nel 2019) e offre molte nuove scoperte a causa di nuovi sviluppi tecnologici. Per esempio, gli autori sostengono che l’hype intorno l’intelligenza artificiale ha servito come una distrazione dai processi di furto e la manifestazione di una narrazione che i creatori di questi strumenti dipendono da questi furti.