I veleni invisibili: inizia la resa dei conti per il caso Caffaro Italian

Da oltre vent’anni Brescia fa ancora i conti con un inquinamento ambientale rimasto impunito, nato da una fabbrica chimica costruita nel cuore della città e che ancora oggi avvelena la Provincia.

Nel 2021 è stato aperto un nuovo filone d’inchiesta che ha riacceso i riflettori sulla fabbrica diventata ormai un simbolo complesso e doloroso per la città, spesso rimasta all’ombra di altri casi di disastro ambientale che hanno destato più clamore nel resto d’Italia. Eppure il danno e i veleni che lo hanno causato rappresentano un unicum: si tratta di un cocktail di inquinanti della peggior specie, dai Pcb (i policlorobifenili, confinati poi nell’elenco delle sostanze cancerogene) al cromo esavalente, dal mercurio ai metalli pesanti. Tutte sostanze tossiche che nel secondo capoluogo lombardo sono presenti oggi come allora, perché la bonifica, ventidue anni dopo, ancora non c’è. Quello che resta è invece un’infestazione che ha viaggiato fino a 22 chilometri a sud dell’epicentro della contaminazione: la fabbrica, appunto.

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