Ogni anno questo giorno devo spiegare a figl* come mai metto la bandiera sul balcone e perché di tutte le feste nazionali questa sia la più importante... lo rispiego volentieri maaa alle medie diamine non dicono nulla?
Qualche anno fa nelle strade di questo isolato appesero biglietto sotto al palo del nome a cui sono intestate le vie, con storia breve del personaggio… non a caso sono fiero di abitare in via Gobetti. Adesso a quanto pare queste buone pratiche sono passate nel dimenticatoio.
Uno schizzo veloce, un disegno fatto ritagliando un tempo che non ho per celebrare l'antifascismo e la liberazione, ma soprattutto per ricordare, in primis a me stessa, che la resistenza è un atto quotidiano, che risiede in ogni atto, anche nelle pennellate improvvisate di una mattina di aprile, un 25 Aprile.
Buona liberazione e buona resistenza a tutti e tutte!
Seguitiamo a chiamare #Resistenza il movimento di #liberazione in Italia, ma non dimentichiamo mai che non è stata una resistenza, ma è stato un attacco, una iniziativa, una innovazione ideale, non un tentativo di conservare qualche cosa. Il dato fondamentale non è la lotta contro lo straniero, è la lotta contro il fascismo, e il tedesco è combattuto quasi unicamente perché incarnazione ultima del fascismo suo alleato e complice
Enzo Enriques Agnoletti #25aprile
Dissidente, partigiano e politico
«Dobbiamo tornare a raccontare la Resistenza per quello che è stata realmente. Una guerra civile contro gli italiani che rimangono fedeli al fascismo, una guerra di classe contro le componenti più reazionarie della società, una guerra contro gli occupanti tedeschi per la liberazione della nazione, una guerra di genere per la liberazione della donna dalle strutture patriarcali della società, una guerra per la democrazia reale, fatta di partecipazione diretta delle masse popolari alla vita politica del paese.
Se vogliamo fermare questa nuova vecchia destra e il suo strisciante negazionismo occorre quindi affermare senza tentennamenti che questa non è l’Italia dei partigiani, questa è l’Italia che i partigiani avrebbero provato a cambiare ancora una volta senza chiedere il permesso a nessuno».